Odissea
Nell'Odissea, si parla di un certo Odisseo (Ulisse), in cui vengono narrati i fatti accaduti al nostro eroe nei dieci anni di tempo intercorsi tra la fine della guerra di Troia ed il suo rientro ad Itaca. L'Odissea è divisa in 24 libri (canti), per un totale di 12.000 esametri (verso di sei sillabe). Il poema possiamo dividerlo in tre parti (atti): 1-Telemachia (vicende di Telemaco); 2-I viaggi per mare di Ulisse; 3-Il ritorno di Ulisse ad Itaca.
Nel 700 a.c. dunque Telemaco decide di partire alla ricerca del padre Ulisse, andatosene da Itaca, l'isola in cui era Re, per andar a combattere la guerra di Troia, scoppiata perchè Paride aveva rapito Elena, moglie di Menelao, il quale assieme ad Agamennone suo fratello, aveva innescato la lotta armata (Itaca è un'isoletta ancora esistente in Grecia).
Intanto, il nostro Ulisse, lontano da Itaca, sta lottando in mare aperto per la sopravvivenza, e lo vediamo sotto una tempesta scatenata da Poseidone, che lo vuole morto, perchè ha accecato Polifemo (Ciclope); quando, finalmente, il nostro Ulisse approda con la zattera sull'isola dei Feaci, un reame pacifico dove viene accolto dalla bellissima Nausicaa che lo guida al palazzo dal Re, suo padre Alcinoo.
Davanti al quale Ulisse si presenta dicendo di essere un marinaio scampato al naufragio. Ma durante il banchetto fatto in suo onore, davanti a tutta la corte di Alcinoo, Ulisse svelerà la sua vera identità e racconterà a tutti i fatti successigli durante i dieci anni trascorsi in mare da quando aveva lasciato Troia.
Troia dunque, la cui guerra era scoppiata nel 1200 a.c., era una ricca città fortificata, situata presso lo stretto dei Dardanelli in Turchia. Troia era allora il punto chiave tra oriente ed occidente; era il luogo di pagamenti di onerosi dazi e da più di duemila anni controllava le navi che si fermavano presso il suo porto, prima che si dirigessero in Europa.
Ulisse dopo aver costruito un grande cavallo di legno lasciato fuori dalle mura della città, i Troiani per non offedndere gli Dei, lo portarono dentro le mura e lo collocarono vicino al tempio di Atena. Durante la notte però, dopo che tutti avevano bevuto, festeggiato, mentre la città era sepolta nel sonno, protetti dall'oscurità, i Greci, con in testa Ulisse armato fino alla gola, uscirono fuori dalla pancia del cavallo ed aprirono le porte di Troia ai compagni, i quali avevano fatto finta di andar via ma eran ritornati sulla spiaggia, davanti alle mura di troia in asse da guerra (gli archeologi oggi dicono che Troia era già stata distrutta ben nove volte; altri dicono addirittura 32 volte, percui la città oggi appare come una sorta di torta nuziale; la nuova città veniva ricostruita su quella vecchia anche per via dei numerosi terremoti di cui la Turchia è soggetta. Il tedesco Eric Shiemann; un intuitivo archeologo, dopo aver letto l'Odissea e l'Illiade di Omero, fatti i suoi calcoli, nel 1870, dopo aver chiesto al governo turco di poter scavare, scoprì il tesoro di Priamo, composto da vasi d'oro, diademi, bracciali con pietre preziose assieme ai gioielli di Elena con più di 9000 anelli, orecchini, bottoni ed oggetti d'oro).
Finita e vinta la guerra di Troia, dunque, Ulisse riparte per ritornarsene a casa, con dodici navi e 720 uomini; ma un vento del Nord, fortissimo (forse la nostra Bora) si abbatte sulle sue navi, scatenando una tempesta mai vista prima, con tuoni ed uragani spaventosi; ed ecco che dopo nove giorni di mare, Ulisse e i suoi compagni approdano sull'isola dei "mangiatori di Loto"(1), dimanticando tutto.
Riuscito a ripartire, dopo diciotto giorni, Ulisse giuge sull'isola dei "Ciclopi" (2); l'isola era piena zeppa di capre selvatiche, allevate dai giganti con un occhio solo al centro della fronte. Entrati nella caverna di Polifemo, quest'ultimo, al suo rientro dal pascolo, ingozza due a due, molti dei suoi compagni. Perciò, dopo essersi presentato col nome di "Nessuno", l'astuto Ulisse riesce ad ubriacare Polifemo col vino, che si erano portati dietro e, mentre dorme, con un palo appuntito e infuocato, viene accecato mentre dorme.
Il mattino seguente, il titano, ormai senza vista, dopo aver gridato tutta la notte "Aiuto!" ai suoi fratelli, che pensavano stesse scherzando, obbligato a dover aprire l'entrata della caverna, per far pascolare il gregge, Ulisse e i suoi compagni, legatisi con delle funi sottoil ventre degli arieti si mettono in salvo; ma salito sulla sua nave, Ulisse si prende gioco di Polifemo, il quale implora l'ira del padre Poseidone, che nopn perdonerà mai più ad Ulisse quell'offesa.
Dopo altri giorni, Ulisse approda su un isolotto, dove in cima vi è un bellissimo palazzo, in cui vive Re Eolo, Dio dei venti, insieme ai suoi sei figli; tre maschi e tre femmine, che ha fatto sposare insieme, in modo da tramandare i venti (3).
Dopo aver raccontato loro di come va il mondo, Eolo per ringraziarlo, dopo avergli fatto giurare di non aver mai offeso nessun Dio dell'Olimpo, compreso Poseidone (bugia), gli regala un otre, raccomandandosi però di non aprirlo mai, in cui Eolo aveva imprigionato tutti i venti, eccetto Zefiro (vento leggero, che lo avrebbe aiutato a raggiungere Itaca).
Finalmente quasi rimpatriato, dopo quattro giorni e quattro notti di viaggio senza aver mai chiuso occhio, Ulisse stanchissimo, si addormenta; mentre uno dei suoi compagni, pensando che in quel sacco ci fossero chissà quali tesori, con un coltello aprì l'otre, da cui fuoriescono i venti, che riportarono le navi di Ulisse, di nuovo in alto mare (le imbarcazioni dell'epoca erano lunghe dodici metri, larghezza di quattro-sei metri, ed avevano venti rematori circa, dieci per fiancata, un timoniere e un comandante. Erano costruite con legno di Quercia o di Abete; i remi di legno di Pino perchè più leggero. In antichità si navigava solo in estate e mai in inverno).
Arrivati sull'isola dei Lestrigoni (cannibali)(4), alcuni marinai vengono divorati e mangiati dal loro Re; mentre gli altri giganti, lanciano in mare pezzi di montagna che affondano 11 delle 12 navi, uccidendo tutto l'equipaggio, eccetto quello di Ulisse che riuscirà a tirarsi in salvo.
La nostra ciurma approda così sull'isola della maga Circe (5) e, durante la consueta perlustrazione, ventidue uomini della ciurma, entrati nel palazzo della maga, vengono trasformati tutti in maiali. Consigliato da Ermes, Ulisse mangia delle erbe che lo preservano dagli incanti della maga. Una volta incontrati però si invaghiscono l'uno dell'altra; ma grazie a degli speciali infusi della maga che Ulisse bevve, egli si dimantica tutto (moglie, compagni, patria). I due stanno assieme un anno intero fino a quando gli Dei dell'Olimpo lo spingono di nuovo a mettersi in mare. Ecco che Circe ridà forma umana ai compagni di Ulisse, il quale prima di partire si reca nell'Erebo o regno dei morti (6).
L'Ade si trova a Pozzuoli ed era un cratere vulcanico dalle esalazioni velenose.
Sacrificato un capretto il cui sangue ridona vigore alle anime dei defunti, Ulisse incontra lo spirito della madre, quello di Agamennone (nel frattempo ucciso dalla moglie dopo il suo ritorno a Micene dalla guerra di Troia) e incontra Achille, e riceve dall'indovino Teresia consigli utili per il ritorno in patria.
Durante il viaggio in mare, Ulisse e i suoi compagni incontrano le Sirene (esseri demoniaci con ali d'uccello, appollaiati sugli scogli del mare, nonostante avessero il petto, il busto, le braccia e il viso di belle ragazze). L'astuto Ulisse però, messo in guardia da Circe si era fatto mettere dei tappi di cera d'ape nelle orecchie dai suoi compagni, e si fece legare all'albero della nave, dopo aver obbligato la ciurma a fare altrettanto. Arrivati davanti alle sirene, senza alcuna protezione nei timpani, riuscì a udire quel canto ultraterreno senza andare incontro all'oblio.
Sfuggito al suono delle sirene, Ulisse attraversa uno stretto di mare passando per la Sicilia, dove abitavano Scilla e Cariddi (7), due mostri marini, che vivevano nello stretto di Messina. Il primo, Scilla, era una bellissima ninfa, trasformata da Circe, in un'essere deforme a dodici piedi e sei teste, sulle cui bocche spuntavano tre file di denti, mentre intorno alla vita, aveva file di teste di cani che abbaiavano e ringhiavano ferocemente; questa creatura orribile si nascondeva dietro a una roccia, e quando i naviganti si avvicinavano a lei, con le sue bocche se li ingurgitava tutti. Cariddi invece, figlio di Poseidone succhiava l'acqua del mare in un vortice terrificante e lo risputava tre volte al giorno con tal violenza da far naufragare tutte le navi che navigavano.
Ulisse, dovendo passare necessariamente tra i due mostri, decide di avvicinarsi a Scilla, poichè Cariddi, avrebbe portato sicuramente a distruzione la sua nave; riuscendo a salvarsi perchè si aggrappa alla pianta di un fico che sbucava dall'acqua, ma sei dei suoi compagni perdono la vita.
Approdati sull'isola del Sole (8), Ulisse molto stanco si addormenta.
Qua pascolavano le vacche sacre al Dio Apollo, e per questo inviolabili; quando i compagni di Ulisse ne uccisero alcune per sfamarsi, Zeus dall'Olimpo si vendicò, e ripresola via del mare, Ulisse vide tutti i suoi compagni morire uno ad uno, inghiottiti dalle onde del mare. Ulisse è solo.
Rimasto completamente solo, a nuoto, Ulisse raggiunge l'isola di Ogigia (9), qua incontra una bellissima ninfa di nome Calipso, la quale si innamora di lui. I due trascorrono insieme sette anni, fino a quando Ermes dà ordine alla fanciulla di farlo ripartire, affinchè ritorni ad Itaca.
Intanto nella reggia di Itaca, Penelope, moglie di Ulisse, aspetta da venti anni giorno e notte il ritorno del Re.
I Proci, signorotti locali, assieme ai principi delle isole intorno, hanno invaso la reggia di Ulisse, perchè non vedendo rientrare il Re, si sono candidati come suoi successori e stanno obbligando Penelope a doverne sposare, per forza, uno. Per guadagnar tempo Penelope aveva messo appunto uno stratagemma, avrebbe sposato uno dei Proci, solo quando avesse finito di tessere una tela, raffigurante il viso del padre di Ulisse; tela che tesseva di giorno ma che la sfaceva di notte, di nascosto a tutti; ma nell'oscurità viene trovata mentre disfa il lavoro, quindi obbligata a dover scegliere subito il pretendente al trono.
Lasciata l'isola di Calipso con una zattera, dopo 18 giorni di navigazione, Ulisse approda sull'isola dei Feaci (fine del flashback), dove Re Alcinoo gli dà una nave, con cui torna a Itaca. Così, dopo vent'anni d'assenza, cammuffato dalla Dea Atena, sua protettrice, sotto i panni di un mendicante, Ulisse raggiunge la capanna del suo vecchio servitore Eumeo, il quale non lo riconosce, ma si lamenta della cattiveria dei Proci, che insidiano Penelope. In quella capanna Ulisse incontra il figlio Telemaco, con cui progetta la vendetta finale.
Arrivato alla sua reggia, il primo a riconoscerlo è Argo, il suo fedele cane, che muore di gioia non appena lo vede. Nella sua casa viene insultato e picchiato, dai Proci, i quali banchettano alle sue spalle con carni di capra, montone e maiale; poi Ulisse si intrattiene con Penelope che non lo riconosce, mentre la vecchia nutrice Euricea lo identifica subito per via di una vecchia cicatrice sul ginocchio destro. Penelope propone allora una gara con l'arco di Ulisse; chi riuscirà a tenderlo e a far passare la freccia attraverso gli anelli delle scuri, otterrà la sua mano.
Nessuno di loro riesce eccetto il falso mendicante, cioè Ulisse. E' quello il momento della vendetta: Ulisse, aiutato da Telemaco e da altri due servitori fa strage di tutti i Proci e anche delle ancelle infedeli.